Perchè ScriverePerchè scrivere della vita in cocci di più vite, delle nostre vite? Apparentemente sembra un esercizio masochista, un inesorabilmente arrendevolezza alle disgrazie della vita, un vano tentativo di opporgli resistenza, ma in realtà non è stato così, anzi è stato il contrario. Scrivere della morte è stato sorprendentemente positivo. Scrivere della morte è stato sorprendentemente positivo perchè la morte, in quanto tale non esiste, la morte è solo un processo di trasformazione in una cosa altra, e questa cosa altra è sempre vita, è l'altra faccia di quella che noi chiamiamo morte. Ma la trasformazione quasi sempre sfugge ai nostri occhi, anche quando ci si presenta sotto il naso e ben visibile, perchè fortemente impressionati dall'assenza di interazione tra i nostri sensi e quello che ritenevamo vivo fino poco prima. Scrivere della vita in cocci delle nostre vite è stato positivo. E se lo è stato per chi ha avuto la voglia di ascoltare attraverso la lettura questa storia, è stato incredibile per chi questa storia l'ha voluta raccontare. "Il trattore e la carriola" non è una collezione concentrata di sofferenze, è un racconto di vita, un racconto di speranza, ma soprattutto è un dono. Il dono, se non lo consideriamo come interessato o di circostanza come ad esempio il regalo di compleanno o di Natale, ma lo consideriamo nella sua purezza, genera piacere e felicità sia in chi lo elargisce che in chi lo riceve, ed è alle fondamenta della solidarietà, del mutuo aiuto. Donare un organo è la stessa cosa. Questo libro racconta della forza di genitori che non si sono fatti distrarre dalla morte dei figli, e hanno scelto di dare a quella morte una trasformazione più concreta di quella che sarebbe stata solo l'altra faccia della morte. La trasformazione più concreta è stata la "rinascita" di persone che possono continuare vivere solo con una terapia che si chiama trapianto. Abbiamo vissuto quest'esperienza con la naturale fragilità di cui l'uomo è dotato, che trasforma questi avvenimenti in traumi che spesso deve subire per sempre. Per chi non si era mai posto il problema, vivere grazie al dono della terapia del trapianto d'organo è stato sconvolgente e traumatico al punto di non riuscirne nemmeno a parlarne. Ma ogni disagio porta a cercare una soluzione, e l'inizio della soluzione è arrivata attraverso un libro. Un libro che raccontava di un esperienza molto simile, in cui il riconoscersi e il condividere in gran parte quell'esperienza dava sollievo. Perchè allora scrivere "Il trattore e la carriola"? Perchè la nostra esperienza possa essere un dono a chi come noi, ha trovato il bandolo della matassa per ricominciare a vivere partendo dalla condivisione di un'esperienza. Gli autori
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